martedì 12 aprile 2011

La Marcia di Radetzky (III parte)

Vienna





Una pace apparentemente indistruttibile illuminava dall’alto la città imperiale , secondo l’opinione dei suoi cittadini , come ha scritto Albert Fuchs , “ con la battaglia di Koeniggraetz la storia mondiale era giunta alla sua fine. Non c’era più da aspettarsi dei cambiamenti più grandi.” Ma naturalmente ogni opinione su un bene comune come Vienna è una questione di punti di vista. E’ un grosso errore di misurazione , quello di voler descrivere le città. Nel 1913 Vienna appare rispettivamente diversa alla vista dei suoi aristocratici , dotti , artisti , ufficiali , commercianti , piccoli borghesi , proletari. Musil nell’opera “ L’uomo senza qualità “ e Roth nella Marcia di Radetzky l’hanno descritta con intenzioni percettive e mezzi stilistici del tutto differenti : è come se un autore non avesse visto alcun vetturino/conducente di carrozza e l’altro alcuna macchina. Vienna prima della Prima Guerra Mondiale è presente in modo diverso nel saggio di Broch “ Hofmannsthal ed il suo tempo “ rispetto ai ricordi di Zweig “ Il mondo di ieri “. Si potrebbe ancora proseguire la serie. Freud ha vissuto in questa città e Hitler , ed anche Karl Kraus , colui che ha chiamato “ Capua degli spiriti “ (Grillparzer) di una volta l’ “osservatorio di ricerca austriaco per/della fine del mondo “.

Per la borghesia , la classe economicamente al vertice , la città sembrava allora all’altezza della sua importanza. Il numero di abitanti era molto più elevato di quello di oggi. Vienna era la capitale di un grande impero , punto centrale/focale di un’estesa area economica. Era una delle metropoli d’arte d’Europa , sia in senso rappresentativo (a causa di una tradizione schiacciante/sconvolgente) sia , come si doveva dimostrare solo più avanti , in quello sperimentale.

Con di gran lunga più di 100.000 abitanti ebrei Vienna era la più grande comunità ebrea del centro Europa , e la giovane Vienna letteraria non si poteva affatto pensare senza la presenza di questa fascia di popolazione. Per un ebreo proveniente dalla Galizia Vienna significava nel suo cammino verso ovest il miracolo della civiltà per antonomasia. Ma per l’ebreo che vi si era insediato da poco/ricorreva ad essa la sua vita a Vienna era per lo più in un primo tempo come un ghetto volontario ; nel secondo distretto comunale , nella Leopoldstadt , dove il nuovo arrivato incontrava molte migliaia di suoi compagni di credo/fede e di destino , che lo avevano preceduto nella sua strada. Questi aveva quasi sempre bisogno di consigli ed aiuto. E’ terribilmente difficile essere un ebreo dell’est , ha scritto Roth nell’opera Ebrei erranti : non c’è peggior destino di quello di uno straniero ebreo dell’est a Vienna.



Anche il primo indirizzo viennese di Roth , che ci è noto , riconduce/ci porta alla Leopoldstadt : egli s’insediò come sottoinquilino nella Rembrandtstrasse 35. Là abitò nel semestre estivo del 1914. Quando cominciò la guerra Maria raggiunse Roth a Vienna ; madre e figlio (ancora più tardi anche la zia Rebecca) s’insediarono nella Wallensteinstrasse nel 20° distretto. Era un quartiere operaio , ma dove abitavano anche molti ebrei , il suo nome Brigittenau poteva essere corrente/comune allo studente dalla letteratura. E’ il luogo dove si svolge la novella di Grillparzer “ Il povero giullare/musicante “. Roth ha abitato qui fino a che fu chiamato alle armi.

Roth ha descritto spesso Vienna : la mattina della grande città in Perlefter , la strada anulare (Ringstrasse) in autunno in Hotel Savoy , la metropoli impoverita del dopoguerra come reporter locale. Come recensore/critico ha scritto nel 1932 del volto ugualmente sublime come blandamente statuario della città. L’apoteosi di Vienna e dell’impero nell’opera di Roth è la descrizione della processione del Corpus Domini nella Marcia di Radetzky. E’ temporalmente possibile che Roth abbia visto la processione nel 1914 ; tuttavia si è servito – cosa che parla piuttosto contro questa supposizione – di una edizione letteraria nel riprodurre/ridare i dettagli.

I lavori giornalistici gettano talvolta il ponte tra le sue esperienze personali e la realtà rappresentata nel romanzo. Così il feuilleton Musica nel giardino popolare , uscito l’8 Aprile 1928 nel “ Frankfurter Zeitung “ descrive una serata di primavera del periodo immediatamente antecedente la guerra dal punto di vista di un giovane uomo privo di mezzi , che soprattutto tributa attenzione alla grazia lontana ed irraggiungibile delle signore (…) che leggiadre e trasportate là dal vento sedevano ai bianchi tavoli del giardino , una specie di nuvole primaverili terrestri. Se i ricordi di Roth della propria giovinezza sono affluiti/confluiti nel brano di prosa , cosa che è probabile , allora la descrizione si svolge con tutta probabilità a Vienna nella primavera del 1914 , nella prima primavera che Roth ha vissuto nella città , e che è stata contemporaneamente l’ultima prima dello scoppio della guerra. Una grata divide i paganti dagli ascoltatori non paganti. Non era giusto stare appoggiato fuori alla grata e di far notare alle ragazze che non si era purtroppo in grado di bere un caffè dentro. Perciò me ne andavo su e giù per il viale , mi innamoravo , mi disperavo , dimenticavo , mi consolavo , ero pieno di rimpianti e mi innamoravo di nuovo – e tutto nel giro di un minuto. Come ultimo brano prima della pausa serale veniva suonata la “ Marcia di Radetzky “, e precisamente questa veniva al contrario degli altri pezzi non più suonata dallo spartito , bensì davanti a leggii vuoti. In certo qual modo la marcia non esisteva più sulla carta. Era entrata nel sangue a tutti i musici , la suonavano a memoria , come si respira a memoria. Ora risuonava questa marcia – che è la Marsigliese del conservatorismo – , e mentre i tambureggiatori ed i trombettieri stavano ancora ai loro posti , si credeva di vedere marciare da sé gli stessi tamburi e le stesse trombe , trascinati dalle melodie che fuoriuscivano proprio da loro. Sì , tutto il giardino popolare si trovava/era in marcia. Si avrebbe voluto passeggiare comodamente , ma il rullìo dei tamburi cominciò da sé a far muovere i legamenti. Continuò a riecheggiare a lungo per la strada , accompagnando il rumore della città alla sera come un sorridente e lesto tuono.



Poiché il semestre a Lemberg gli fu riconosciuto in toto , Roth potè cominciare il secondo semestre a Vienna nell’estate del 1914. Ora lui aveva la possibilità di lavorare presso/con insegnanti rinomati , e lui la utilizzò bene. Sicuramente condivise il malinteso e la delusione di molti studenti del suo ramo prima e dopo di lui : egli si era aspettato poesia ed aveva trovato germanistica. Tuttavia pensava allora ad una carriera universitaria e si confidò con questo desiderio con Walther Brecht , ordinario per la nuova letteratura tedesca , che già presto aveva messo gli occhi su di lui.

Sia Brecht che Eduard Castle , che era allora docente privato a Vienna , sono passati attraverso lavori che hanno fatto notare il genere proprio e la particolare posizione degli autori austriaci in connessione con la letteratura tedesca. Il tardo saggio di Roth “alla Grillparzer” sta proprio in questa tradizione. Roth non si vide mai alla mercè di misure/parametri riguardanti la scrittura di una storia della letteratura “piccolo-tedesca”. Gli fu trasmesso un ampio orizzonte. Talvolta (…) si sente la mancanza di un libro , ha scritto nel 1932 in una recensione di raccolta , che si trattasse (…) la letteratura austriaca più precisamente di quanto accade nella maggior parte delle storie della letteratura tedesca. Sono proprio particolarità che danno nell’occhio , che contraddistinguono la letteratura austriaca , la distinguono dalla grande letteratura nazionale tedesca e la mettono in collegamento con questa. Questi sono i pensieri di un primo studente di Brecht. Sono interessanti non per ultimo come effetti della filologia sulla coscienza di uno scrittore.

Castle , noto soprattutto come ricercatore di Sealsfield , è stato coautore di una “ Storia della letteratura tedesco austriaca “. Ciò che Roth richiedeva nella sua recensione , Joseph Nadler l’aveva già intrapreso soprattutto nella sua “ Storia della letteratura delle stirpi e dei paesaggi/lande tedeschi “, che – un altro esempio dell’effetto della scienza di ramo/specialistica sulla letteratura – ha influenzato fortemente Hofmannsthal e la cui reputazione è stata annientata solo attraverso la tarda/futura rielaborazione , presumibilmente opportuna/moderna. Un anno prima dell’uscita della sopra citata recensione Brecht aveva pubblicato in una rivista specializzata il suo saggio/studio/componimento “ La forma austriaca dello spirito e la poesia austriaca “ probabilmente non scoperto da Roth , in cui si dice : “ L’Austria è il paese della vecchia forma della cultura tedesca , una cultura che ha conservato molti vecchi tratti tedeschi (…) Un paese del cuore , dell’anima , pieno di tolleranza , dai molti volti , vario , da non comprendere/esprimere con le definizioni , sì nemico delle definizioni , come il Medioevo , come la vita della Chiesa Cattolica.” Il tema doveva ancora acquistare in attualità poiché proprio allora venivano alla luce i grandi romanzi che rappresentano la parte fondamentale dell’Austria alla letteratura mondiale di lingua tedesca della prima metà del 20° secolo. Nel 1936 Thomas Mann rispose ad un’inchiesta “ Esiste una letteratura austriaca “ con un sì dichiarandola “all’incirca” superiore a quella propriamente tedesca : “ per quanto riguarda la limatura artistica , il gusto , la forma – qualità che non smetteranno mai di giocare un ruolo nell’arte , e che in nessun caso hanno bisogno d’avere un carattere di epigone , bensì non escludono il senso per il nuovo e l’audace/il temerario (…) Questo dipende da una mescolanza di razze e culture , i cui risvolti orientali , occidentali , meridionali , come è diventato storicamente , differenziano/fanno spiccare dal punto di vista nazionale l’austricità , per lo più e secondo la sua entità per intero , dalla germanicità (…) “ Come studente nella Vienna di prima della guerra Roth non aveva bisogno di alcuna ideologia patriottica austriaca , ma come scrittore senza patria ed in particolare in esilio si lasciò prendere da questa in maniera sempre più forte ; alla fine aiutò/contribuì lui stesso a produrla.

Lo studente era intento ad acclimatarsi all’università ed a Vienna. Secondo quanto da lui asserito deve aver progettato/pianificato un ricco matrimonio ed essersi servito dei servigi di un mediatore. Tuttavia gli mancavano le sicurezze richieste/necessarie (l’attestato professionale). Una certa contessa Trautmannsdorff lo impiegò/prese come insegnante di casa/precettore dei suoi due figli. Roth ammirava il buon aspetto ed il portamento sicuro di questi ; egli adottò più avanti alcune cose di quelle che aveva visto nell’ambiente aristocratico per la propria condotta di vita. E’ difficile dire a posteriori cosa fosse giusto e cosa sbagliato di ciò che Roth imparò allora. Baciamano , rose gialle , bastoni da passeggio così come il culto delle gambe dei pantaloni che diventano più strette verso il basso appartengono ai ricordi dei suoi amici su Roth. A molti osservatori apparì più tardi austriaco a pieno/completamente austriaco , ed anche molto aristocratico. (Bronsen cita da un racconto inedito Il precettore.)

Nel suo secondo anno di studi , cioè nel 1915 , Roth conobbe Jozef Wittlin nel collegio di Brecht. Il futuro poeta polacco , che aveva frequentato a Lemberg ed a Vienna ginnasi polacchi , studiò ugualmente germanistica. Wittlin descrive Roth come segue : “ Lui era molto magro , curato , ben vestito. Portava i suoi capelli biondi con una divisa nel mezzo , era sempre pettinato liscio con una pomata. Mi sembrava come il classico tipo di un dandy viennese proveniente dall’ambiente dei funzionari , un cosiddetto “Gigerl”. Nei suoi bei occhi blu , che guardavano spesso in modo ironico , portava un monocolo. (…) Oggi è difficile dire se Roth portasse il monocolo per poter vedere ancora meglio il mondo , che gli appariva allora bello e magico , oppure se si vergognasse di questo amore provato per il mondo (…) In ogni caso il suo viso a punta/aguzzo appariva leggermente arrogante attraverso il monocolo.”

Roth frequentò lezioni universitarie di alto e medio tedesco con relative esercitazioni da Carl von Kraus e Max Hermann Jellinek. Egli conobbe il futuro esperto di teatro Heinz Kindermann in qualità di assistente di Brecht. Kindermann ha parlato in una intervista con Bronsen dell’alto livello dei lavori/contributi di Roth effettuati/apportati durante/ai seminari , tuttavia anche della loro soggettività a causa della quale Brecht dovette talvolta ammonire/rimproverare lo studente. Roth ha eternato l’assistente nella Marcia di Radetzky come il miserabile/pietoso tenente Kindermann , che consisteva di una sostanza bionda , rosea e trasparente , si sarebbe quasi potuto passargli attraverso come attraverso una foschia posata ed aerea della sera ; secondo l’opinione di Wittlin soprattutto nel racconto Lo studente di pregio/qualità nato nel 1916 o ancora prima.

A lungo andare Roth non ebbe pietà né dei commilitoni né della maggior parte degli insegnanti. I volti dei commilitoni erano molto più stupidi di quelli dei miei compagni di scuola del ginnasio. Lui trovava i professori – a seconda delle circostanze – oscuri , servili e pedanti. Solo Brecht costituiva per lui un’eccezione.

Benno Reifenberg ricevette nel 1926 una lettera di Roth dall’Unione Sovietica che mostra la strana morbidezza e la sensibilità dello scrittore altrimenti amante dello sfottere per l’elogio : Ho vissuto in prima persona qualcosa D’INAUDITO : Ascoltate : Il mio caro professore di germanistica dott. Brecht , che ora se ne va a Breslavia , non mi ha più scritto già da 6 anni. Quando ero ancora un suo studente io ero un nazionalista amante della Germania così come lui. Credevo naturalmente che in seguito/per/a causa delle mie pubblicazioni mi avesse cancellato dal suo cuore. Ma leggo nel Caucaso in un vecchio giornale che lui ha compiuto 50 anni. Mi congratulo con lui. Ed oggi il F .Z. mi manda/invia la sua lettera : Egli mi manda la sua fotografia. Nel 1912/13 sono stato un suo studente. Lui ha lo stesso preciso aspetto di allora. E mi ha presentato or ora ad una fondazione che conferisce premi per giovani a u t o r i. Ha letto tutto di me. In questo momento è a rifare ordine e impacchetta/infila nei pacchi/in valigia – i miei primi lavori che io ho scritto quando frequentavo ancora il seminario di germanistica. LI STA METTENDO DENTRO! Li porta con sé a Breslavia! Mi ha suggerito allora per borse di studio ed oggi per il conferimento di premi. Un uomo nazionalista amante della Germania! Figlio di un professore , genero di un professore , era un amico di Roethe! Questo è un professore tedesco.



Come già successo al ginnasio Roth aveva saputo porsi ai vertici dell’università grazie alla sua brillante intelligenza : era , come Wittlin ha riferito/raccontato , lo studente prediletto di Brecht , e poteva , considerato il suo equipaggiamento materiale necessario , guardare in modo ottimista al futuro , tanto più che proseguiva con zelo anche i suoi tentativi letterari. Sicuramente era tutto ciò che aveva scritto finora , sebbene formalmente grazioso e vincente , assolutamente insignificante. Non completi erano anche il carattere e la personalità di questo giovane uomo intellettuale così presto maturo. I giudizi altezzosi di alcune lettere sono in ogni caso interessanti tipicamente per il tempo. Quest’anno Brecht fa letture sul dramma classico , scrive Roth a Paula Gruebel. Non sarà più purtroppo così interessante. Ora giungeranno presto le studenti. Con sguardi terribilmente importanti e capelli arruffati. Con volti impensieriti come se avesse piovuto per tre giorni di seguito. Diavolo , queste donnicciole non le posso patire/soffrire. Le studentesse e le prostitute da marciapiede non sono donne vere e proprie.



L’avvenimento/l’evento che doveva gettare il “ Gigerl ” fuori carreggiata/fuori dai binari , che lo ha reso subito dapprima scrittore , era la guerra e ciò che a questa seguì.

In un reportage scritto a Sarajevo nel 1927 Dove cominciò la Guerra Mondiale Roth ha raccontato come ha ricevuto la notizia della morte del successore al trono austriaco. Era domenica , ero uno studente. Nel pomeriggio venne una ragazza , a quel tempo si portavano le trecce. Aveva in mano un grande cappello di paglia giallo , questo era come un’estate , ricordava il fieno , i grilli ed i papaveri. Nel cappello di paglia c’era un telegramma , la prima edizione straordinaria che io abbia mai letto , appallottolata/avvolta , terribile , un lampo su carta. “ Sapete “, disse la ragazza , “ hanno ucciso con arma da fuoco l’erede al trono. Mio padre è tornato a casa dal caffé. Non rimaniamo qui , vero? Non riuscii ad essere serio (…) come il padre. Ci recammo al binario/stazione/fermata di un tram. Fuori c’era una via dove il tram portava Jasmin , gli alberi stavano tutti d’un pezzo presso le rotaie. Si viaggiava , kling klang , era una specie di corsa con la slitta per le giornate estive. La ragazza era celeste chiaro , molle , vicina , con il respiro freddo , come fosse mattina di pomeriggio. Mi aveva portato la notizia , da Sarajevo , il nome stava su di lei , di fumo rosso scuro , come un incendio su di un bimbo ignaro.



La guerra cominciò. Nell’aperto campo di battaglia l’esercito austriaco si gettò contro quello russo e subì dopo dei combattimenti estremamente sanguinosi una dura sconfitta. Non si è più ripreso dalle botte/sconfitte subite nelle prime settimane di guerra. Lemberg – che è stata riconquistata solo nel Giugno 1915 – dovette venire evacuata , e con essa quasi tutta la Galizia. Centinaia di migliaia di ebrei fuggirono da là nei paesi occidentali della monarchia , molti di loro a Vienna.

Roth , che ugualmente come il suo collega di studi Wittlin dapprima era stato respinto come inabile dal servizio militare , si mostrò , fin quanto/per quanto le lettere tramandate permettano un giudizio , fino al 1916 non ancora toccato/colpito seriamente dalla guerra. Trovo questi come autore già il tono per il tempo? La poesia Compagnia di marcia mostra una certa immedesimazione nel sentimento ed un sensibile presagio. Bronsen suppone che sia già nata “ sotto l’impressione delle prime azioni/manovre di combattimento “, dunque nella tarda estate del 1914. Allora la maggior parte degli scrittori tendeva a scrivere poesie di guerra e discorsi patriottici. Alcuni elementi sembrano far pensare che la poesia sia stata scritta più tardi di quanto Bronsen sia giunto a datarla. (L’edizione su Roth trascura il lirico completamente rendendo così difficile il giudizio.) In ogni caso Roth la pensava nel 1914 allo stesso modo di Wittlin secondo l’opinione di questo – e forse anche sotto la sua influenza – era un pacifista ed era dell’opinione che solo le autorità e le massime espressioni/i vertici più alti dell’esercito avevano voluto la guerra. I reportage dalla Galizia non possono averlo lasciato indifferente. Ma Roth era certo anche molto occupato con sé stesso : con la sua povertà , che ora era divenuta ancora più opprimente , con lo studio e la poesia. A Vienna – non è nota alcuna pubblicazione antecedente – Roth cominciò a pubblicare , soprattutto lirica , ma anche storie brevi e saggi. Dal punto di vista storico letterario la sua situazione di allora non era affatto nuova : un autore di sangue giovane , non ancora sicuro dei suoi mezzi artistici , ma intenzionato a fare pubblicazioni , porta alle stampe , perché costretto ad avere riguardi , non quelle sue attuali , bensì le sue opere già obsolete , che sono sufficientemente non imbarazzanti.

Il 17 Ottobre 1915 uscì nel “ Giornale illustrato dell’Austria “ come debutto dello studente che componeva poesie la poesia Enigma del mondo (Ci sono stelle che vorrebbero/volevano risplendere in eterno / e tuttavia finiscono per spegnersi (…)) Più informativa dei piacevoli/gradevoli versi è la lettera con la quale Roth ha fatto allora domanda alla redazione , nella sua ironica grazia un capolavoro di autopubblicità cesellato con cura :

Egregio Signor Redattore! E’ il destino dei poveri che debbano sempre inviare in anticipo delle scuse prima di iniziare ad intraprendere qualcosa. Io appartengo purtroppo a questo genere e perciò Le chiedo perdono. Per cosa? – Bè, dal momento che io oso disturbarLa. Dal momento che io mi accingo ad annoiarLa con la mia insignificante personalità e a portarLe via del Suo tempo sicuramente molto prezioso. Ma, La prego, non perda la pazienza. E mi presti attenzione per alcuni minuti :



Egregio Signor Redattore! Sono uno di quelli che si chiamano lirici, o pazzi, oppure mendicanti, o tutt’e tre le cose contemporaneamente. Tutti i tre attributi vanno bene anche per me. In modo del tutto particolare l’ultimo.



Non è la voglia d’inchiostro da stampa, che mi dice di scriverLe , bensì la necessità/il bisogno. Oggigiorno questa non insegna più a pregare. Poiché abbiamo dimenticato il pregare quando abbiamo visto che è inutile. La necessità insegna oggi a chiedere. Ma le richieste diventano preghiere , e l’uomo al quale si indirizzano diventa il Signore Iddio. Per me lo siete adesso , Signor Redattore! Spero tanto che mi prestiate ascolto.



Se non lo sapete , allora ne potete certamente avere un’idea di cosa significhi : essere poveri. Che cosa succede quando si ha nel cuore una grande voglia e non si possiede nemmeno una monetina in tasca. Quando nelle giornate estive dal colore blu da fiaba si desidererebbe uscire ed il tram è fornito/munito di quello spiacevole arredo che è il controllore. Quando non si può uscire a piedi perché il cuore di un ciabattino è più duro di una suola da scarpa. Quando ci si deve privare di un boccone per scrivere una poesia su un puro foglio di carta. Quando si deve portare a destinazione le proprie lettere “ in loco “ perché la posta esige/richiede tasse di spedizione. Quando si ama la vita e questa bella diabolica femmina respinge uno freddamente , come uno spiacevole amante.



Se sapete tutto questo , Signor Redattore , non getterete questa missiva nel cestino. Sarebbe meno peccato per le mie poesie che per la bella carta bianca …



Ma allora perché mi rivolgo a Lei personalmente , Signor Redattore , c’è il suo buon motivo : alla Sua redazione pervengono in massa manoscritti. Un nome sconosciuto suscita pregiudizi. Le cose vengono rispedite indietro oppure gettate via. Del resto non è possibile fare altrimenti! –



Allora mi permetto quindi di portarLe alcune prove delle mie fatiche/dei miei sforzi e di offrirLe i miei servigi. Forse può aver bisogno di me. Forse ne utilizza alcune per il supplemento della domenica.



Vivo nella speranza che non ho fatto questo tentativo invano , Signor Redattore! Distinti saluti Il Suo Joseph Roth stud. fil.XX. Wallensteinstrasse, 14716 III. St.



Il “ Giornale Illustrato dell’Austria “ era un giornale molto conservatore. Fino al Settembre 1916 – ad Agosto Roth fu richiamato alle armi – uscirono in questo giornale ancora una mezza dozzina di altri lavori/contributi di Roth , poesie e piccoli brani di prosa. Le poesie rivelano dipendenza da autori contemporanei del neoromanticismo , per es. da Gustav Falke e Hermann Hesse ; a Wittlin ricordavano Moerike. La prosa mostra delle forme simili alla fiaba (La storia del giovane musicante e della bella principessa) , anche nell’uso riferito al tempo (Storie di guerra del vento d’autunno). La pericolosa insufficienza di queste storie di guerra – “ Pezzi da sala/salone in tonalità minore “ – è stata analizzata da Ingeborg Sueltemeyer. La novella Lo studente di pregio/valore è uscita nella stampa di giornale in una stesura più fortemente compressa che nella edizione dell’opera , che porta un testo tramandato postumo. Il suo inizio ricorda il racconto di Thomas Mann “ Il fanciullo prodigio “ (1903).

Intorno al suo periodo passato da militare Roth ha filato/tessuto una serie di leggende come altrimenti solo ancora intorno a suo padre. Principalmente vien fuori che lui si è fatto ufficiale e che ha favoleggiato su una lunga prigionia di guerra. Avrebbe voluto aver prestato servizio nel celebre Reggimento Viennese “ Hoch – und Deutschmeister “. Si è procurato anche alcuni riconoscimenti/alcune decorazioni. Fin tanto che si trattava di esperienze di dolore come la prigionia , poteva trattarsi del desiderio di vedersi legittimato , quando/se come autore della generazione della guerra parlava in nome delle vittime di questa. La raccomandazione ad ufficiale , le decorazioni militari e l’appartenenza al Reggimento di Vienna , di cui Roth fece uso , servirono ad identificarsi con la monarchia , la cui unità era stata rappresentata soprattutto dal corpo ufficiali.

Ciò che la ricerca ha potuto ricostruire basta in ogni caso a biasimare i punti chiave dell’autorappresentazione di Roth nel regno delle favole. E’ tuttavia vero che lui , che all’inizio della guerra , quando l’entusiasmo era alle stelle , era così come Wittlin contro la guerra , si arruolò nell’esercito insieme a questo nel 1916. Allora il disincantamento e la noia della guerra/per la guerra erano già così tanto avanzati che gli amici ebbero fatica a vedere esaudito il loro desiderio , dal quale persino un medico militare li sconsigliò. A Roth e Wittlin riuscì di venire accolti per un anno nel 21° battaglione di cacciatori di campo viennesi dopo essere stati dimessi dall’ 80° reggimento di fanteria galiziano al quale erano sottoposti. Quando il 30 Novembre 1916 Francesco Giuseppe I fu sepolto nella cripta dei cappuccini Roth assolveva ancora il suo servizio di addestramento.

Quando fu sepolto io stavo , uno dei suoi molti soldati della Guarnigione Viennese , nella nuova uniforme grigio campo , con la quale un paio di settimane più tardi avremmo dovuto andare a combattere , un membro di un lunga catena che fiancheggiava la strada. La scossa , che giungeva dalla conoscenza che or ora se ne andava un giorno storico , incontrò il lutto contrastante sulla fine/tramonto di una patria che aveva educato essa stessa i propri figli all’opposizione. E mentre stavo ancora a giudicare , cominciai già a lamentarmene. E mentre misuravo amareggiato la vicinanza della morte , alla quale mi mandava ancora il defunto imperatore , mi prese la cerimonia con la quale Sua Maestà (e questa era l’Austria-Ungheria) veniva portato alla fossa/tomba. Riconobbi chiaramente l’assenza di senso dei suoi ultimi anni , ma non era da negare che proprio questa assenza di senso aveva significato un pezzo della mia fanciullezza.



Durante il servizio d’addestramento Roth e Wittlin patirono le solite angherie/vessazioni da caserma. Il caposezione di Roth Marek , chiamato in maniera sfottente “ Oberst Marek “ da quelli di un anno , prosegue a vivere nella Marcia di Radetzky nel superiore del giovane Trotta nella scuola cadetti di cavalleria Maehrisch-Weisskirchen. Marek apparve più tardi a Roth e Wittlin “ come la miniatura del “ grande Fuehrer “ della Germania (…) ; gli somigliava persino “. Tuttavia il Roth arruolato per un anno non si può essere sentito solo come una vittima. Non si era più voluto vestire da civile , e si mostrava ora con orgoglio in uniforme. Una foto di gruppo lo rappresenta in una posa assunta da spavaldo , diversamente dai compagni che si danno più al naturale.

Il 21° battaglione dei cacciatori di campo era una parte delle truppe tedesche. Quando fu annunciato ufficialmente che Roth , Wittlin ed uno studente polacco , che ugualmente prestava servizio nel battaglione , avevano parlato tra di loro in polacco , essi furono trasferiti/passati ad altre unità – fino a tal punto le avversioni nazionali avevano già avvelenato l’atmosfera. Roth rimase dapprima a Vienna , nella primavera del 1917 giunse in Galizia.

Lavorò nel servizio stampa , secondo proprie indicazioni si occupava anche della censura delle lettere. Egli prese servizio nell’ambito della 32° divisione di truppe di fanteria , che era stazionata nell’area di Lemberg , e probabilmente ebbe non di rado l’occasione di recarsi là. Fece recapitare la posta all’indirizzo di suo zio , annunciò la sua venuta anche nelle lettere. Non è noto se egli abbia preso parte ad azioni di combattimento , ma ha visto sicuramente la miseria dei soldati , e ciò che ha vissuto in prima persona poteva già essere per la sua sensibilità più che troppo duro. Ho vissuto momenti terribili e momenti di raccapricciante bellezza , scrive nell’Agosto del 1917 a Paula Gruebel da una stalla/scuderia di Augia nell’est della Galizia , una cittadina molto piccola. Nella grigia sporcizia si vede giusto un paio di negozi di ebrei. E’ tutto allagato , quando piove , tutto puzza/emana cattivo odore , quando risplende il sole. Tuttavia la permanenza qui ha un grosso vantaggio : ci si trova a 10 chilometri di distanza dall’artiglieria. Posizione di riserva. Calcolava la possibilità che la nostra redazione si sposti in Albania (che era ugualmente luogo/teatro di guerra) , per fondare là un giornale albanese. Anch’io mi sposterei là.



Roth fece delle pubblicazioni anche da soldato ; accanto al “ Giornale Illustrato dell’Austria “ portarono ora contributi/lavori di lui anche la rivista settimanale esistente dal Gennaio del 1918 “ La pace “ ed il “ Giornale praghese “ : poesie influenzate dall’espressionismo , che sono intitolate Cristo e Fratello uomo , nonché strofe di quattro righe con enjambement ed assonanza nelle quali si può pensare a Rilke.

Soldati



Tutti hanno questa strana stanca espressione nei volti pallidi :

nei loro occhi trema un timido vacillante presentimento /vaga idea

di patria e pace …



Tutti portano sui piedi stanchi la polvere di anni tormentati :

Hanno viaggiato per/attraversato molti paesi e non hanno ancora

trovato casa …



Talvolta si arrossano solamente le loro guance, quando origliano/

ascoltano in segreto liete notizie e siedono assieme e si scambiano

discorsi di dolci richieste in bisbiglio …



L’umiltà e la fanciullezza dispersa piegano le loro mani dure e lacerate,

trovano/riassumono silenziosi delle parole in preghiera :

Signore, falla finire! Oh Signore, falla finire! …





Nel 1917 Paula Gruebel fu pregata di tanto in tanto da Roth di ordinare un numero del “ Giornale Praghese “ per motivi di controllo in caso di un’eventuale futura edizione di raccolta. Una tale edizione anche solo delle poesie di Roth apparse in stampa o tramandate postume fino ad oggi non c’è stata. Nel 1939 in occasione di un attacco aereo tedesco è andato perduto un certo numero/una quantità di poesie mai mandate alle stampe presenti nell’appartamento di Varsavia di Wittlin. Dalla richiesta a Paula Gruebel si può riconoscere con quanta intensità Roth si occupasse anche da soldato dei suoi interessi poetici.

Anche l’unica lettera di Roth che ci è stata tramandata risalente all’ultimo anno di guerra , datata Vienna , lì 24 Febbraio 1918 , è scritta con ambizione letteraria e fa proposte di lettura : Flake è un lussemburghese , di derivazione/provenienza alemanno , sereno e dotato di una sana sensualità. Talvolta nelle sue descrizioni , pone idee ingenue e geniali , puerili e serie una accanto all’altra in un modo così non mediato che si finisce per ritenere a torto di stare leggendo Heine. Ma in lui mancano la sentimentalità e l’eleganza francese di questo. Egli è talvolta concreto e chiaro , come Gottfried Keller ed anche così duro e sano. Anche lui è tra l’altro , come Keller , alemanno. Prenditi in prestito da qualche parte un’opera di Flake.



Non è certamente noto dove Roth ha vissuto in prima persona il crollo dell’Austria e la fine della guerra ; probabilmente a Lemberg o non lontano da questa città , dove lui si trovava in primavera (il 19 Aprile fu emesso a suo nome là un biglietto di viaggio militare e Wittlin lo incontrò ancora in autunno dalla signora von Szajnocha). A Vienna Roth giunse dapprima nel Dicembre del 1918. Ma non vi rimase a lungo. Sua madre era ritornata a Brody , suo zio Siegmund – che durante la guerra aveva ugualmente cercato rifugio a Vienna – a Lemberg. Roth andò loro dietro/li seguì , ma non potè giungere a Lemberg , che nel frattempo era occupata dai polacchi ed era cinta d’assedio dalle truppe ucraine. Così Roth si recò a Brody , che aveva un’occupazione ucraina ; là si voleva costringerlo ad entrare nell’esercito ucraino. Allora lui prese la via del ritorno alla volta di Vienna , ma s’imbattè nei Carpati nella guerra tra i cecoslovacchi e gli ucraini. Rischiò di nuovo di venire arruolato nell’esercito ucraino. Nel Marzo del 1919 era di nuovo a Vienna dopo aver scampato questi pericoli.

Forse è finito qualche volta provvisoriamente in prigione : tuttavia non si può parlare di una lunga prigionia di guerra. Nella sua lettera a Kiepenheuer del 1932 Roth non ha menzionato la presunta prigionia. Invece di ciò ha dato alle leggende intorno al periodo in cui ha fatto il soldato un’altra efficace conclusione/chiusura : Sono stato fino alla fine della guerra al fronte , nelle zone orientali. Sono stato valoroso , duro ed ambizioso. Decisi di rimanere nell’esercito. Poi giunse la rivoluzione. Odiavo le rivoluzioni , ma dovetti conformarmi ad esse , e , poiché l’ultima colonna da Shmerinka era partita , dovetti marciare verso casa a piedi. Ho marciato per ben tre settimane. Poi sono andato attraverso vie secondarie , per dieci giorni , da Podwoloczyska a Budapest , da qua a Vienna (si tratta della via che ha intenzione di prendere il tenente Tunda nell’opera La fuga senza fine) , dove io , per mancanza di soldi , ho cominciato a scrivere per i giornali. Si stampò le mie scemenze. Ho vissuto di ciò. Sono diventato scrittore.



Il crollo del 1918 ha significato per l’Austria-Ungheria non solo una guerra persa , bensì la fine di una storia durata più secoli. Il suo effetto sulla gente è per noi – così come il senso di sicurezza del periodo precedente la guerra – non più immediatamente comprensibile. Alla vecchia generazione , poiché si era identificata con l’Austria , venne a mancare il terreno sotto i piedi. La nuova generazione nelle sue vedute poteva essere più flessibile , ma aveva dal canto suo in aggiunta da rielaborare le esperienze della guerra.

Così è da comprendere anche Roth , se si prescinde dapprima completamente dai problemi che la sua coscienza austriaca portava con sé : era un appartenente ad una generazione distrutta dalla guerra o certo profondamente sconvolta/turbata nel suo interno/interiormente , egli apparteneva – questo si doveva confermare di anno in anno più chiaramente – alla schiera di quei giovani scrittori , per i quali Gertrude Stein all’inizio degli anni venti a Parigi aveva coniato la definizione “ lost generation “. In tutte le nazioni che avevano partecipato alla guerra vivevano portavoci , sofferenti , vittime di questa generazione. Tutti avevano in comune una cosa sola : che ne aveva scontato/risentito la sicurezza del loro sentirsi in vita. “ Siamo abbandonati come bambini e pieni di esperienze come vecchi , siamo grezzi e tristi e superficiali – io credo che siamo perduti “, si dice nell’opera di Remarque “ Niente di nuovo sul fronte occidentale “.

Il Roth dopo la fine della guerra nel 1918 a Vienna è un giovane uomo senza mezzi che deve rinunciare a proseguire gli studi e deve cercarsi una professione. Non è del tutto privo di aiuto : un cognato di suo zio Norbert Gruebel , Leopold Weiss , gli dà alloggio. Nemmeno lui è del tutto privo di contatti con redattori. La rivista “ La pace “, per la quale Roth aveva già fatto delle pubblicazioni , disponeva di un gruppo di magnifici collaboratori fissi e liberi. Il suo redattore letterario era Alfred Polgar , il “ Marchese della Prosa “, come lo aveva chiamato Anton Kuh. Nel marzo del 1919 Polgar , Benno Karpeles e Fred Heller passarono al giornale fondato proprio allora “ Il Nuovo Giorno “, e già il 20 Aprile uscì nel “ Nuovo Giorno “ il primo feuilleton di Roth , a cui seguirono di gran lunga più di cento lavori/contributi fino all’Aprile seguente , quando il giornale , che apparteneva al gruppo societario Elbemuehl , fu chiuso a causa di mancanza di profitti. Heller aveva consigliato Roth di tentare la carriera di reporter. Ma quando ben presto venne fuori che non c’era bisogno di Roth come reporter , la redazione non lo abbandonò. Il genere proprio del suo talento non era da disconoscere. Non come lirico , non come reporter , ma come autore di feuilletons Roth trovò in un primo tempo la sua collocazione.

Da ieri il vento del nord gioca a palla con i fiocchi di neve del centro Europa. Sono bianchi , delle palline assai piccole e minute e non hanno alcun valore nutritivo. Rimangono a giacere per dei secondi sulle avvolte giacche invernali e sui raglans di carta e poi assumono un aspetto di stelline. Ma si liquefanno e penetrano fin nella pelle attraverso i pori della stoffa a fibre sottili. Questa , l’unico capo di vestiario non ancora avvolto che portano le persone , è tutta un tremore/brivido al saluto freddo umido del vento (…)



Roth padroneggia fin dall’inizio lo stile melanconico e sarcastico del feuilleton – ma è anche del tutto capace di altre immagini e toni di tagliente grandezza/forza. Non teme l’improbabile per raggiungere un determinato effetto. Egli mira in fondo solo al sentimento (l’intelletto viene sorpreso , la sintassi di Roth di chiara comprensione dà il suo contributo) :

Di cani e persone



Alle tante immagini da strada della miseria viennese della guerra se ne è aggiunta/associata da alcuni giorni una nuova : un uomo costruito ad angolo retto dalla guerra , un invalido con frattura alla colonna vertebrale – si muove in modo quasi inspiegabile attraverso la Kaertnerstrasse compostando i giornali. Alle sue spalle rotte che formano con il marciapiede una orizzontale – un cane. Un cane intelligente e ben addestrato , che cavalca sul suo proprio padrone stando attento che a questo non sfugga nessun giornale. Una favola moderna : una combinazione di cane ed uomo , ideata/inventata dalla guerra e posta nel mondo della Kaertnerstrasse dai lamenti degli invalidi. (…) Sul petto dell’invalido ciondola una croce delle truppe di Carlo. Al collo del cane sta appesa una targhetta. Quello con la croce delle truppe di Carlo è una persona che soffre. Questo con la targhetta un essere attivo. Questi sorveglia le pene dell’invalido. Lo preserva da eventuali danni. La patria ed i suoi simili hanno potuto arrecargli solo dei danni. Lui ha da ringraziarlo poiché lo sorveglia/gli fa da guardia. Oh , segni del tempo! Prima/un tempo c’erano i pastori tedeschi , le greggi di pecore , i cani alla catena che sorvegliavano le case. Oggi ci sono i cani da uomo che devono sorvegliare gli invalidi , cani da uomo come effetto/conseguenza delle persone per cane. Questa immagine ha agito su di me come una visione : un cane siede su una persona. (…) Ci siamo riusciti magnificamente con questa guerra , nella quale la cavalleria è stata abolita , affinché i cani possano cavalcare sulle persone! …





L’autore di questo testo porta con sé una pesante ipoteca : Egli è un alcolizzato principiante. Non sono stati la delusione provata come conseguenza della vittoria dei nazisti né l’esilio a render Roth un alcolizzato/bevitore , come si poteva leggere ancora nel 1966. Già nel 1917 a Vienna Roth suscitò la preoccupazione di un amico che lo trovò di notte “ in condizioni disperate , ubriaco fino all’ultimo stadio “. Dopo il suo congedo dall’esercito ha lasciato perdere/abbandonato provvisoriamente il bere a dismisura per mancanza di soldi. Come collaboratore del “ Nuovo giorno “, al quale iniziava ora materialmente ad andare meglio , ricominciò a darsi al bere. Ai suoi doveri da giornalista Roth adempì sempre in modo coscienzioso ; nello stesso periodo tuttavia fu trovato alcune volte “ ubriaco e cencioso disteso sulla strada “. Una volta uscito fuori dai binari Roth non ritrovò più la sua stabilità d’animo. Anche lo stesso successo professionale e le brillanti entrate susseguitisi ad intermittenza non impedirono il processo che dapprima lentamente poi sempre più velocemente lo portò all’autodistruzione. Già nel 1925 Roth deve riferire/raccontare a Brentano : Sono malato : fegato da bevitore. Cresce fino al cuore.



I lavori/contributi di Roth per il “ Nuovo giorno “ sono per quanto riguarda la materia molto vari. Il reportage locale Da uno che partì per imparare il rabbrividire rivela l’influenza dell’opera di Stifter “ Un corridoio attraverso le catacombe “. E’ riscontrabile un interesse politico crescente : l’impegno di Roth per il socialismo comincia a delinearsi.

Nell’estate del 1919 la redazione mandò Roth come reporter/inviato speciale nell’Ungheria occidentale – l’odierno Burgenland – che era stata assegnata all’Austria dalle potenze vincitrici a causa della sua popolazione in prevalenza di lingua tedesca ; tuttavia era presente in questa un’agitazione a favore di un plebiscito/referendum popolare e del rimanere a far parte dell’Ungheria. Nel paese di stampo cattolico , in cui la coscienza nazionale degli abitanti oscillava tra elementi tedeschi , croati ed ungheresi , quest’agitazione , dietro la quale stavano i latifondisti/grandi proprietari terrieri che parteggiavano politicamente per il futuro reggente dell’impero Horthy ed una eventuale restaurazione degli Asburgo contro l’Austria socialdemocratica , trovò comunque così tanto appoggio che il capoluogo di regione Odenburg (Sopron) si decise alla fine per l’Ungheria. Il reportage di più parti di Roth Viaggio nell’ Heanzenland ( “ Burgenland “ è una più tarda/futura denominazione ) , il primo della serie di resoconti da viaggio divenuti velocemente celebri da lui scritti , è ancora privo della incisività di giudizio con cui lui racconterà/farà resoconti in futuro , tuttavia questo mostra già i tratti essenziali del procedimento da lui seguito : soggettivo – come Roth argomenterà più tardi , ma proprio perciò “ obiettiva “ – rappresentazione , una forte metaforicità , un brillante e sorprendente umore nella formulazione , una tendenza all’estremo nell’assaporare il percepito : mano nella mano con il militarismo il m o n a r c h i s m o attraversa il paese facendo fracasso. In ed intorno a Steinanger (Steinamanger?) stanno infilati/si trovano tutti i parassiti della magnificenza asburgica , quelli dai colletti dorati ed i parassiti , ed aspettano Carlo. (…) Con una insistenza , che appare perdonabile solo come conseguenza della loro stupidità , hanno fiducia nel ritorno dei signori benedetti da Dio. (…) L’Ungheria occidentale è uno dei più pericolosi focolai del monarchismo.

Il tardo parteggiare di Roth per il ripristino della monarchia in Austria sta nella più piena contraddizione con le opinioni/punti di vista da lui condivise/rappresentate nel 1919.

Quando Roth nell’autunno del 1919 al caffè “ Herrenhof “ nella Herrengasse conobbe la sua futura moglie , Friederike Reichler , lei non aveva ancora diciotto anni ed era sposa di un giovane giornalista , Hanns Margulies , che lei era solita chiamare Fritzi alla viennese. Friederike (Friedl) proveniva dalla Leopoldstadt , i suoi genitori erano ebrei galizi che avevano abbandonato la loro patria già prima del 1900. La famiglia – Friedl aveva ancora due sorelle , Erna e Hedi , – era povera , il padre era stato ad intermittenza/di tanto in tanto un commerciante che si fa pagare a rate. (Nell’opera Ebrei erranti Roth ha descritto il destino di questi commercianti.) Durante la guerra Friedl aveva lavorato come impiegata nella centrale viennese della frutta e verdura. Era una ragazza gracile , dai capelli scuri e di grande forza attrattiva. Le foto giunte fino a noi così come i ricordi di coloro che l’hanno conosciuta parlano del suo fascino. Roth cominciò subito a chiedere la sua mano.

Non è giunta a noi alcuna lettera di Roth a Friedl. La più vecchia a noi nota dichiarazione scritta su Friedl è contenuta in una lettera di Roth a Paula Gruebel del 28 Agosto 1922 spedita da Vienna ( allora egli era già sposato con lei ) : Friedl si trova al Deutsch-Altenburg sul Danubio , oggi vado da lei. Teme/ha paura di andare a Lemberg senza di te – ma non glielo dire. Soffre di paura delle persone. “ Paura della Gruebel “ in particolare e si fida solo di te e di Heniu. Tutto il giorno se ne va su e giù per un guado immaginandosi che sia il mare , e vive la vita di una pianta rampicante. (…) Non avrei mai creduto di poter amare una ragazzina così durevolmente. Amo il suo essere schiva davanti alle confessioni/il suo sfuggire alle confessioni ed i suoi sentimenti che sono la paura e l’amore , e il cuore che teme sempre ciò che ama.



Un numero/una quantità di lettere di Roth ai suoi suoceri è stato pubblicato nell’edizione di Kesten. Risalgono prevalentemente al periodo compreso tra gli anni 1930 ed il 1932 e trattano la malattia di Friedl , ma anche altri eventi familiari. Parlano degli sforzi di Roth di essere un fedele marito e figlio. Alcune sono improntate alla disperazione. I suoceri di Roth emigrarono nel 1935 in Palestina. Anche Erna trovò asilo/rifugio in Israele , mentre Hedi emigrò in Inghilterra.

Tra Roth e Friedl cominciò nel 1919 un amore di cui noi sappiamo meno di quanto possa essere gradito al biografo. Roth ottenne attraverso la sua richiesta in moglie della Friedl già presto che Friedl e Hanns Margulies rompessero il fidanzamento. ( Un anno dopo , quando Roth si era recato a Berlino , si fidanzarono di nuovo per dividersi/separarsi definitivamente nel 1922.) Roth fu presto tutte le sere in visita dai Reichler , versava da bere , si comportava generosamente ed amabilmente con i suoi padroni di casa , come corrispondeva alla sua natura ; per Hedi allora solo dodicenne lui era il grande fratello.

Ma poi fu chiuso il “ Nuovo giorno “. Il 1 Giugno 1920 Roth ed il suo collega di redazione fino a quel momento Stefan Fingal si trasferirono a Berlino. Già alla fine di Luglio lui riferiva/faceva reportage come inviato speciale del “ Nuovo Giornale Berlinese “ dalla Prussia orientale sul conflitto russo polacco.

Traduzione dal tedesco all’italiano de La Marcia di Radetzsky di Joseph Roth da parte di Gianni Casoni ( pagg. 26 – 40 )

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